Storie di Pow(H)er Generation con Factanza

Nome e Cognome | Livia Viganò e Bianca Arrighini

Ruolo | Co-founder, Livia è COO e Bianca è CEO

Nome startup | Factanza Media

Settore | New Media

Anno di lancio | 2020

Per la rubrica Storie di Pow(H)er Generation,
oggi intervistiamo le founder di Factanza

 

 

Di cosa si occupa e qual è il punto di forza di Factanza?
Factanza è nata con l’obiettivo di rivoluzionare il mondo dell’informazione, per renderla più vicina al linguaggio e ai mezzi di comunicazione dei giovani. Tutti i giorni ci occupiamo di produrre contenuti informativi che possano aiutare le persone ad essere aggiornate su quello che succede nel mondo, tra rassegne stampa, post di approfondimento e format su altri canali, come newsletter e podcast. Il nostro punto di forza è la capacità di rendere accessibili a tutti concetti e informazioni che potrebbero apparire “noiosi” o difficili da approcciare, ma che invece sono fondamentali per comprendere la realtà in cui viviamo.

 

Come è nata l’idea?
Stavamo frequentando il terzo anno di economia, eravamo molto amiche e abbiamo deciso di unire le nostre passioni per il giornalismo (Livia) e per la grafica (Bianca) – che all’università non avevamo molte opportunità di utilizzare – per realizzare qualcosa di cui noi in primis sentivamo di avere bisogno: una piattaforma affidabile da cui informarsi in maniera comprensibile e veloce. Così abbiamo creato Factanza. All’inizio ci seguivano soltanto i nostri amici e pubblicavamo molti meno contenuti ma con il tempo la nostra audience è cresciuta sempre di più e abbiamo capito di aver trovato qualcosa di cui anche le altre persone sentivano il bisogno. Da allora riuscire a raggiungere e informare più persone possibili è diventata la nostra missione.

 

Con Factanza hai realizzato un tuo sogno nel cassetto o hai stravolto i tuoi piani?

Livia: Da quando ero piccola ho sempre avuto una passione grandissima per la scrittura e per il giornalismo, ma non ho mai “osato” investire tutto in questo sogno, così ho optato per economia. Ho sempre cercato, però, di portare avanti la mia passione con altri progetti paralleli all’università. Con Factanza posso dire, almeno per adesso, di aver realizzato il mio sogno (anche se fa molto strano e anche un po’ paura dirlo), avendo creato da zero un canale che molti considerano una fonte di informazione quotidiana e che mi permette di decidere in prima persona che temi trattare, cosa che probabilmente non mi sarebbe mai stata possibile fare in un contesto esterno a soli 23 anni.

Bianca: Da un lato questo progetto ha stravolto completamente i miei piani: ho rinunciato a svolgere il secondo master che aspettavo di fare da una vita (che sarebbe stato in digital & visual media, dopo un percorso di studi prettamente scientifico impostomi dai miei genitori) e se, fino a poco più di un anno fa, qualcuno mi avesse chiesto il settore in cui mi sarebbe piaciuto lavorare, sicuramente la risposta non sarebbe stata né giornalismo né informazione. Dall’altro lato, invece, è stata la realizzazione di un sogno: quello di poter esprimere la mia creatività e curiosità, di essere costantemente stimolata da nuove sfide e avventure e di creare qualcosa di mio.

 

Hai avuto difficoltà nel reperire i finanziamenti? Come è stato riceve il primo “no”?

Livia: Io e Bianca, come imprenditrici, abbiamo avuto una storia molto particolare: Factanza non nasce come progetto imprenditoriale, o meglio, lo è diventato dopo più di un anno di attività quotidiana che ci ha permesso di impostare la nostra struttura e di ricevere delle proposte dall’esterno prima ancora che potessimo accorgerci del potenziale di quello che stavamo facendo. Abbiamo quindi deciso di far diventare Factanza un’azienda solo dopo aver ricevuto delle proposte da alcuni investitori, tra cui il fondo che attualmente ci finanzia.

 

In base alla tua esperienza reputi che il percorso professionale femminile è più complicato di quello maschile?
Una ragazza, soprattutto se giovane come noi, ha tantissime difficoltà nel capire come porsi in un mondo che è prevalentemente guidato da uomini più grandi: spesso ti sembra che il mondo esterno ti richieda di essere sempre accondiscendente e sorridente, cose che a un ragazzo non verrebbero chieste mai, ma allo stesso tempo devi anche dimostrare di essere determinata. Non troppo però, altrimenti potresti essere vista come eccessivamente aggressiva. Farsi valere in queste condizioni è più difficile, perché ti senti proiettati addosso tanti stereotipi e tante aspettative sul fatto di essere donna che ti fanno sentire un po’ in gabbia. Non penso che i ragazzi della mia età succeda la stessa cosa. E poi abbiamo molte meno figure di riferimento: una percentuale minima di startup e di fondi di investimento in Italia è a guida femminile, per cui ti senti spesso un’eccezione e hai pochissime persone con cui confrontarti.

 

Nello sviluppo di un percorso imprenditoriale quanto è importante secondo te fare rete e promuovere un network che sostiene l’imprenditoria femminile? Con Factanza hai ricevuto supporto, soprattutto da parte di altre donne, determinante per il tuo business?
Secondo noi il network è fondamentale, sia in termini di opportunità di business che per imparare dalle esperienze altrui. Noi cerchiamo di assorbire il più possibile da quello che ci raccontano altri imprenditori e professionisti del settore. Abbiamo avuto sin da subito tantissimo supporto dai network finalizzati a supportare l’imprenditoria femminile, in particolare da SheTech, che ci ha inserite tra le 10 startup a guida femminile da tenere d’occhio nel 2021, e ci ha dato tanti contatti e opportunità. In generale, abbiamo visto che c’è tanta volontà da parte delle poche donne del settore di fare squadra e restituire le opportunità che hanno avuto a chi ci sta provando, e questo è veramente bellissimo.

 

Che consiglio daresti ad un aspirante imprenditrice che vorrebbe avviare un business?

Livia: A tutti gli imprenditori e le imprenditrici direi di credere nel proprio progetto anche quando ti senti l’unico a capirne la portata, perché solo così riuscirai pian piano a convincere anche le persone (e saranno sempre tante) che si dimostrano scettiche, cosa che fa parte del gioco. A un’imprenditrice direi di non farsi influenzare dallo sguardo esterno e dagli stereotipi che potrebbe portare, perché alla fine della giornata l’importante è essere fieri di quello che si sta facendo ed essere fedeli a se stessi.

Bianca: Di non dimenticare mai le ragioni per cui ha deciso di intraprendere il progetto, di fare tutto con passione e, in particolare, di divertirsi. Non posso sapere se sia la formula del successo, avendo iniziato da poco, ma non riesco a immaginare la nostra realtà senza queste componenti. Creare un’azienda da zero ti pone davanti a tante sfide, periodi belli ma anche periodi difficili. Credo che, comunque si evolva l’attività aziendale, il mondo dell’imprenditoria insegni più di qualsiasi facoltà e formi a livello umano in un modo che non ha uguali. Quindi, perché non divertirsi nel frattempo?

 

Hai una role model di riferimento? Se sì, chi è e perché
Danielle Weisenberg e Carly Zakin, le fondatrici di “TheSkimm”, ci hanno da subito colpito tantissimo, non solo per il settore affine al nostro e per la storia molto simile, ma in particolare per il rapporto tra le co-founder e per la loro perseveranza.

 

Potresti essere la role model di riferimento di donne e ragazze che lavorano con te. Come ti poni nei loro confronti? Quali sono le tue strategie per aiutarle nella crescita professionale?

Livia: Secondo me è molto importante trasmettere i propri valori e l’impegno che si mette nel fare le cose anche alle persone che lavorano con te, in modo tale che si sentano ispirate e si allineino spontaneamente alla tua visione. Non credo che utilizzare uno stile di leadership coercitivo serva a costruire qualcosa di duraturo. E soprattutto, penso che non si dovrebbe avere paura di valorizzare le capacità degli altri e renderli “più bravi di te” a fare qualcosa. Anzi dovrebbe essere proprio l’obiettivo di un buon leader.

Bianca: Devo ammettere che ultimamente mi sono posta spesso questa domanda, in particolare perché ci capita di lavorare con persone che hanno un’età anagrafica superiore alla nostra, e questo rende più complicato instaurare un rapporto bilanciato e porsi come role model. Credo sia essenziale il lato umano: trasmettere la propria passione e i propri valori, spronare e stimolare a dare il meglio. Allo stesso tempo tuttavia è necessario saper comunicare gli errori e imparare a dire di no, cosa, ammetto, non facile.

 

Quale è stato il momento di soddisfazione più grande che hai vissuto nel contesto della tua avventura imprenditoriale?

Livia: Per me è vedere le reazioni delle persone che leggono i nostri contenuti, che ci prendono come punto di riferimento e ci apprezzano perché percepiscono che dietro a quello che facciamo c’è un pensiero e dei valori che traspaiono. Non pensavo che saremmo mai arrivate a questo punto ed è quello che mi fa aspirare, nel mio piccolo, ad avere un impatto sul mondo.

Bianca: Non saprei identificare con certezza un momento particolare. Forse è stato la pubblicazione del nostro libro, 2020 in a Nutshell. È stata una soddisfazione perché, a posteriori, mi sembra un’impresa impossibile: abbiamo autoprodotto da zero un libro in poco più di un mese e mezzo, tra testi, grafiche, stampa, impacchettamenti degli ordini e spedizioni. È stato davvero bello vedere come il nostro lavoro, fatto giorno e notte in lockdown in cameretta, fosse apprezzato dall’esterno. Un po’ meno bello impacchettare e spedire 900 kg di libri da un garage in pieno inverno, ma questa è un’altra storia.

 

Come vedi la tua impresa tra dieci anni?

Livia: Io mi immagino una grande redazione che continua a produrre contenuti di qualità e che sia percepita come oggi vengono percepite le grandi testate con cui siamo cresciuti. E vorrei che il nostro modo di fare informazione lasci un segno nelle persone e le aiuti a cambiare le cose.

Bianca: Come il punto di riferimento sicuro per le nuove generazioni per tutto ciò che riguarda l’informazione. Come il brand che rende “cool” il fatto di informarsi e fa scoprire ai ragazzi quanto sia bello imparare e scoprire come funziona il mondo. Mi immagino un’azienda sempre pronta ad innovare, che parla con i ragazzi, li ascolta, e li guida verso una concezione della realtà più consapevole.

 

Quali sono i pro e i contro di essere due donne co-founder alla guida di una realtà innovativa?

Livia: Ci sono enormi pro, come potersi confrontare sempre con qualcuno per prendere le decisioni importanti, aver qualcuno con cui dividere le responsabilità e non sentirsi sole di fronte alla miriade di incertezze che caratterizzano questo lavoro. Ma l’aspetto per cui mi sento più fortunata ad avere una co-founder come Bianca è che noi siamo amiche prima che socie, e questo ci ha permesso di affrontare con leggerezza e umorismo alcune situazioni difficili in cui ci siamo trovate, senza pensare che potessero rappresentare la fine del mondo, perché le abbiamo affrontate insieme. Il contro ovviamente è dover imparare a gestire l’aspetto personale e quello professionale in maniera separata, cosa che sicuramente impareremo a fare meglio andando avanti.

Bianca:  Il fatto di essere due donne co-founder ci ha messo in poco tempo davanti a tante sfide. Il mondo in cui ci siamo trovate a lavorare è una realtà guidata da uomini, uomini di una certà età, e questo rende tante situazioni più “challenging” per due donne, specialmente se di 23 anni. Anche se siamo nel 2021, c’è ancora molto da lavorare sulla percezione della “donna imprenditrice”, per allontanarla dai luoghi comuni, come il dover sapere rispettare certe aspettative di atteggiamenti che vengono associati al genere femminile ma allo stesso tempo dover dimostrare di essere “toste” e di valere.

 

Cosa significa per voi prendere decisioni condivise? Come superate eventuali attriti?

Livia: Noi fortunatamente abbiamo quasi sempre la stessa visione sulle cose, perché abbiamo lavorato per due anni insieme sulla missione di Factanza condividendo tutto. Per il momento siamo state quasi sempre sulla stessa lunghezza d’onda. Inoltre abbiamo due caratteri molto pacifici per cui siamo brave a trovare dei compromessi. Su alcuni argomenti capita di scontrarsi, e in quei casi un po’ bisogna fidarsi dell’altra anche quando non si è convinti al 100%, un po’ essere disposti a mettersi in discussione. Un po’ come – almeno dicono – si fa durante un matrimonio.

Bianca: Fortunatamente io e Livia ci troviamo quasi sempre d’accordo sulle decisioni che prendiamo. Questo per due motivi: il primo è che siamo, prima che colleghe, amiche; il secondo è che Factanza è la concretizzazione delle nostre due sensibilità e personalità e questo rende le nostre scelte molto naturali, eliminando qualsiasi dinamica di competizione o orgoglio. Certo, può capitare di non essere totalmente d’accordo su alcune decisioni, ma essendo due persone disposte al dialogo e poco aggressive, riusciamo sempre a trovare un compromesso.

 

Qual è la cosa che più importante che hai imparato dalla tua socia?
Livia: Io ho imparato da Bianca, che è una persona molto più creativa e spericolata di me, a non porre limiti al mio pensiero e a non bloccarmi davanti a quello che “non si può fare” perché gli altri dicono che non si fa così. Alla fine grazie al suo entusiasmo siamo riuscite a portare avanti dei progetti seguendo una strada non tracciata da altri e per cui abbiamo ottenuto dei risultati incredibili. Mi ha insegnato tantissimo a pensare aldilà degli schemi e della razionalità imposta dall’esterno.
Bianca:  In questi cinque anni di amicizia, e uno di lavoro, Livia mi ha insegnato tantissimo, e, inconsciamente, continua a farlo ogni giorno. Mi ha insegnato a non arrendermi, mi ha insegnato il valore della costanza e della perseveranza. Mi ha insegnato a non arrendermi, mi ha insegnato il valore della costanza e della perseveranza. Mi ha insegnato che anche nel caos, con un po’ di lucidità, si riesce a trovare un equilibrio. Mi ha insegnato a non farmi travolgere dagli eventi. Mi ha insegnato tanta determinazione, il valore della riflessione e che ci sono tante sfumature di grigio tra il bianco e il nero.

 

Grazie a Livia e Bianca per aver condiviso la vostra storia di empowerment,
con l’augurio che possa essere d’ispirazione per le Founder di domani! 

 

 

 

Per maggiori informazioni sull’iniziativa  Pow(H)er Generation ti invitiamo a scoprire di più sul sito ufficiale di Cariplo Factory.